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Liberland – il fantastico regno dei libri

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Estratti da Liberland:

INCIPIT.

C’era una volta un regno lontano che si chiamava Liberland. In quel fantastico regno ricco di boschi e di verde, tutte le case erano costruite con la forma di libri: i tetti e le porte con le copertine rilegate, le pareti con le pagine dei libri, i vetri delle finestre con vetrofanie e le parole impresse persino sui vetri. Ogni casa rappresentava un libro, ma anche gli uffici, le scuole, i supermercati, le banche… ognuna diversa nel suo genere: romanzi, libri di avventura, libri gialli, libri di fiabe, libri di favole, libri di storia e così via dicendo, anche con bellissime illustrazioni. Gli abitanti di Liberland erano dichiaratamente degli appassionati di lettura e avevano scelto quel nome perché derivava dal latino liber, libro – pellicola tra la corteccia ed il legno dell’albero, che serviva a scrivere e land dall’inglese terra: quindi la Terra dei Libri. Per loro la lettura aiutava tutti, sia i grandi che i piccini, ad avere la mente più aperta, a stimolare la fantasia, ad allargare l’orizzonte del pensiero ed essere sempre pronti ad accogliere nuove idee e nuovi punti di vista, a rendere più forte la capacità analitica del pensiero, a migliorare il livello di attenzione e di concentrazione, a espandere il vocabolario, a migliorare la memoria, le conoscenze e le abilità di scrittura, a stimolare la mente e a ridurre lo stress. I libri per loro erano sempre stati ed erano ancora una porta aperta verso il mondo. Non è un caso che, fin dai tempi più antichi, avevano sentito la necessità di tradurre i pensieri in parole, in modo che non andassero perduti nel tempo e di preservare e tramandare le pagine scritte: un vero e proprio patrimonio di cui era importante insgnare il valore, affinché si avessero per sempre sia lettori che scrittori. Così avevano costruito tutte le case-libro con l’intento di leggere e far leggere tutti, per trasmettere anche ai più piccoli l’amore per la lettura e per renderli liberi: infatti liber in latino vuol dire anche libero. I libri per loro erano dei compagni di viaggio con cui potersi avventurare nei mondi magici e lontani della fantasia. Avevano creato un Regno unico nel suo genere, come non ne esistevano in nessun’altra parte del mondo…
Ma c’era una sola casa, alla fine del regno, su una verdeggiante collina sperduta e lontana, che rappresentava un libro non scritto, tutto in bianco. Tutti i bambini erano stati ammoniti dall’andare in quella casa-libro, perché era diversa da tutte le altre e non era mai stata abitata. Una ragazza molto curiosa, di nome Caroline, ne aveva sentito parlare e, un pomeriggio, decise di andare a visitarla.
Arrivata lì davanti, cominciò ad ammirare le facciate bianche, che non rappresentavano alcun libro: per lei erano così differenti dalle altre case di Liberland! Fece un giro intorno alla casa, ammirando il suo candore. La casa-libro era una costruzione imponente, costituita da due piani, con quattro grandi finestre bianche, due per ogni piano. Due splendide colonne tondeggianti di travertino bianco si trovavano ai lati della porta d’ingresso, che era grande e di legno bianco. Caroline bussò alla porta, ma nessuno le aprì. Riprovò ancora, senza ricevere alcuna risposta: la casa era veramente disabitata. A un certo punto si arrese, non era riuscita nel suo intento, si sentiva delusa e amareggiata. Stava per rinunciare e andare via, si girò lentamente con un senso di frustrazione e fu allora che sentì che la porta si apriva con un “click”. Caroline ne fu immensamente felice: non credeva ai suoi occhi, la porta si era aperta da sola! Finalmente, entrando, notò che la casa era pulita e profumata; non erano presenti mobili né suppellettili e le pareti erano bianche e luminose. La ragazza cominciò a toccarle, sfiorandole con le dita. A un tratto, al tocco delle sue dita, delle parole iniziarono a scriversi da sole. Ritrasse la mano spaventata e le parole si fermarono! Quando ricominciò a toccare la parete, le frasi si completavano velocemente da sole. Allora pensò che doveva essere lei che, con i suoi pensieri, stava scrivendo il libro più bello del regno: la propria vita! Infatti le pareti si coloravano con i suoi colori preferiti e le illustrazioni rappresentavano scene della sua nascita, dei suoi compleanni e dei momenti più belli e significativi della sua esistenza…
Ma a un certo punto le parole si fermarono. Caroline si chiese perché, toccò e ritoccò le pareti, ma niente! Alla fine, riflettendo, capì che la sua vita ancora doveva essere vissuta e scritta, di giorno in giorno, semplicemente vivendola, con tutte le emozioni e le sensazioni che solo lei poteva scrivere, semplicemente toccando le pareti che aspettavano di essere ancora completate, illustrate e colorate.
Tornò a casa felice di aver trovato una casa-libro tutta sua e decise di non raccontarlo a nessuno.

Zeitur, la porta magica


Caroline per qualche minuto rimase a bocca aperta a guardare quel fantastico posto. Non si accorse nemmeno che da destra si stava avvicinando Greg, indossava la sua armatura scintillante. Appena lo vide ebbe un tuffo al cuore: era bellissimo, i suoi occhi blu intenso spiccavano ancora di più attraverso la fessura del suo elmo, la coda dei suoi capelli lisci e lucenti scendeva giù dietro le sue spalle. Le prese le mani: «Finalmente sei arrivata! Ero in pensiero… Brava, allora hai trovato la porta magica? Ma come mai ci hai messo tanto?». Caroline gli rispose: «Poi ti racconto i dettagli: la mia sorellina mi ha appena ricattato! Sono ancora sconvolta! Ma adesso dimmi dove siamo? Che posto meraviglioso è mai questo? Chi ci abita?». «Permettimi di condurti alla dimora del Signore dei Libri, ti faccio strada… per di qua».
Camminarono per alcuni minuti tra i fiori, i ruscelli e le cascate; poi finalmente videro la sagoma di un enorme libro a forma di castello: era formato da tanti libri sovrapposti e da tante torri e il tetto
scintillava di guglie dorate. Il portone d’ingresso era la copertina di un libro rilegato in cuoio rosso, con inserti in oro zecchino. Il portone si aprì al loro passaggio e la ragazza rimase stupita dalla
quantità di libri presenti all’interno. Guardò su: c’erano scale che andavano in verticale, da sopra a sotto e trasversalmente, da un lato all’altro. C’erano libri dappertutto, libri che fluttuavano da soli, come se fossero animati. Uno le si avvicinò svolazzando: «E tu chi sei, splendida fanciulla?».
Caroline lo guardò sbalordita, notò il titolo in copertina: era “Lo Hobbit”, di J. R. R. Tolkien. Lei lo conosceva bene, lo aveva letto tante volte, era uno dei suoi libri preferiti, adorava quel libro! Caroline non rispose, era rimasta senza parole, incantata e stupefatta alla vista di quel castello, lei che era un’appassionata lettrice di libri di ogni genere. Arrivarono tanti altri libri animati a curiosare, a
guardare da vicino la nuova arrivata. Greg non faceva caso a loro, ci era talmente abituato, la teneva per mano sorridendo. Caroline pensò che le sarebbe piaciuto immensamente rimanere in quel castello per un tempo infinito, solo per leggere la quantità di libri che erano presenti, chissà quanti altri libri lei ancora non conosceva e non aveva mai letto! Mentre pensava alla singolare dimora del Signore dei Libri, ecco che da una porta apparve la bellissima Onirya, la moglie, che lei aveva conosciuto dal ritratto animato che era apparso in casa sua: indossava un abito lungo di velluto verde scuro, dei bellissimi gioielli e i capelli raccolti in una retina dorata; portava sul capo delle piume di pavone. “Sembra ancora più bella che in foto” pensò Caroline rimasta a bocca aperta. Dietro di lei vide colui che doveva essere sicuramente il Signore dei Libri. Il suo portamento regale era reso ancora più evidente dalla sua altezza che portava con fierezza stando ben ritto. Gli occhi blu rendevano il suo sguardo profondo come gli abissi, e con la stessa profondità sembrava capace di leggere nei pensieri altrui.

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